Un cavalier cui nascondea il sembianteFerrea visiera. Di Dogliani il sire
Narra per via a Tommaso, onde l'estremaVoluta somma gli venisse. Il prence
Chiede ove sia il benefico Eleardo;
E il pro' Giovanni sottovoce: - VediQuel cavalier che le sembianze cela,
E accostarsi non osa: egli è Eleardo.
Sino a' confini ei t'accompagna, e posciaRieder vuole a sue torri, e mantenervi
L'insegna tua ed apparecchiarti aiutiPel dì che il ciel te chiamerà a vittoria.
Serbar silenzio non potè il commossoEsul marchese, e, volto il palafreno,
Ad Eleardo s'accostò, e per nomeChiamandol con affetto, - A te perenni
Sien grazie, disse; or mi si svela quantoDebitor ti son io.
Balzar di sellaVolle e prostrarsi il giovin, ricordando
La frenesìa che inimicollo al sire.
Ma smontò questi insieme, e lo rattenneCon vivo amplesso, e intorno al cavaliero
Venner anco Riccarda e i dolci figli,
Mercè rendendo, chè senz'esso lungaDurar potea la prigionìa tuttora.
Più da temersi non parea Tommaso
A' nemici frattanto, e sovra luiLiete canzoni alzavano beffarde.
Ma tacquer le canzoni indi a non moltoAl grido inaspettato, esser Tommaso,
Non nella reggia de' Visconti, in vanaMestizia ed in abbietti ozi sepolto;
Bensì già di colà rapidamenteTornato a' gioghi saluzzesi, in mezzo
A falange d'armati, inalberandoIl vessillo di guerra.
Allor Manfredo
Sovra il suo seggio impallidisce, e copreIl timor collo sdegno, alto sclamando:
- La prima volta i dì sparmiammo al tristo;
In nostre mani or riede, e, qual lo merta,
Guiderdon di sua audacia avrà la scure.
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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