Della reggia di Napoli si tace,
Che l'egual non fu visto, e il portentosoIncivilir de' popoli ove impulso
A piena civiltà dona sì forteIl gran Roberto; il gran Roberto, amico
Di dottrine e bell'arti; il gran Roberto
Che pone il core in luminosi ingegni,
E più in Petrarca, uomo divino, a cuiSulle chiome Roberto in Campidoglio
Metteva fregio d'immortal corona.
E si dice che tosto il re a Saluzzo
Con Petrarca verranne e coll'argutoNarrator di Certaldo, il cui volume
Fra le più vaghe istorie annoveratiHa d'una sposa Saluzzese i vanti,
Onde per tutti d'Occidente i regniL'alme gentili, in onorar Griselda,
Onoran di Saluzzo il caro nome.
Ed in qual secol e in qual mai contradaMancaron voci splendide e robuste
Ad adular la moltitudin cieca,
Schernendo quasi barbara e compiutaLa vicenda de' scorsi anni infelici,
E asseverando ch'ora alfin cominciaL'età de' veggentissimi intelletti?
Ma tempi v'ha più di prestigio ricchiPer quest'amabil fola; e simil tempo
Era quel di Roberto e delle tanteSuscitate degl'Itali speranze,
Ch'indi la morte di quel re disperse.
Tai brillanti menzogne avriano forseIlluso ancor le Saluzzesi valli,
Se a governar l'esercito severaD'un retto capitan si fosse stesa
La destra allor, frenando de' guerrieriL'esecranda licenza. Al siniscalco
Tanta giustizia non premea; invocataVenìa talor, ma indarno da Manfredo.
Ambo imperar voleano, e il Provenzale
Non consentìa che un suo guerrier giammai,
Per quante iniquità sui vinti oprasse,
Colpevol fosse detto e avesse pena.
Del supremo stranier la tracotanza,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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