E quindi le ribalde opre di milleArmati suoi sovra l'inulta plebe
Qui riprodusser quel furor, che vistoS'era in Sicilia poco innanzi, quando
Per l'isola scoppiar vespri di sangue.
Se non che men secreti i Saluzzesi
Scorger lasciaro improvvidi le trame,
E più avveduti e unanimi vegliaroGl'investiti oppressori alla difesa.
Tace il mio carme i varii assalti e i variiDestini delle insegne ora fuggiasche
Or vincitrìci. Sempre a' ghibelliniAnima principale era il Dogliani,
Come già tempo il Procida a sue terre,
E fra i ministri al suo comando egregiSplendea per senno e per virtù Eleardo.
VII.
Amor di patria in vani sogni il coreNo, non agita allor, ma di divina
Potenza il nutre e lo sublima, quandoSvolgesi in terra da stranieri oppressa:
Allor non dubbia è sua purezza; alloraTutte s'intendon l'alme generose
Che fremono del giogo; allor divisiIn discordanti aneliti e dottrine
Non son nobili e volgo: unica han metaL'espulsïon delle insultanti spade,
E della prisca dignità il ritorno.
Quanto in que' dì contrario al patrio beneFosse pe' Saluzzesi il guelfo spirto,
Meglio comprese ognuno all'improvvisaMorte del vecchio provenzal monarca.
Orbo questi del figlio, al debil pugnoDella nepote abbandonò lo scettro;
E della incauta il leve cor s'avvolseIn infelici amori, e la sua fama
Fu dalla morte del trafitto sposoPiù orrendamente deturpata, e i novi
Mariti la tradìan, sin che il feroceVendicator carnefice a lei fessi.
Sceso Roberto nella tomba, crebbePer tutta Italia il ghibellin coraggio,
E si volser de' più le speranzose
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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