Gl'incontri delle avverse aste feroci,
E talor le parea per que' remotiLochi discerner dal fulgor degli elmi
Arrigo od Eleardo, od ambidueCozzanti insiem. Prostravasi la pia
Lagrimando e pregando il Re del Cielo
E la Donna degli Angioli; e soventeRestava lunghi giorni il dilicato
Corpo affliggendo con digiuni, e intereVigilava le notti in calde preci,
I proprii patimenti a Dio offerendoPer la salvezza de' suoi cari. E seco
Viveano in lutto e assidua penitenzaLe fide ancelle e antichi servi. L'alme
Angosciate si schiudono a paureDi superstizïone. Or dalla torre
Nelle nubi scorgean croci di sangue,
E sembianze di scheletri, e l'immensaFalce e dell'Angiol della morte il pugno;
Or di sciagure sovrastanti indizioLo strido era dell'ùpupa ed il mesto
Urlo notturno dell'errante cagna;
Or dagli armati servi a mezzanotteL'estinta madre di Maria s'udiva
Singhiozzar nel sepolcro, o lentamenteScoperchiarlo ed uscirne, e per le brune
Scale salire, ed appellar con fiocaVoce il marito o la diletta figlia.
A calmar quelle ambasce e que' terroriE a consolarsi fra i soavi amplessi
Dell'innocente vergine, il crucciosoPadre venìa talor. Con duri modi
L'aspreggiava e garriala del suo pianto,
Poi commoveasi e l'abbracciava, e preciLa supplicava d'innalzar pe' guelfi.
E nelle rughe della smorta fronteElla più e più leggea del genitore
I sinistri presagi. InsinüanteSonava un non so che nella pietosa
Voce di lei che costringea il canutoA poco a poco a palesarle occulti
Sempre novi dolori.
Un dì le disse:
- Più non pregar pe' guelfi! abbandonati
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Eleardo Cielo Donna Angioli Dio Angiol Maria
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