Siamo da Dio! Deluse ha mie speranzeIl superbo Manfredo: i miei consigli,
I preghi miei non cura. AdulatriciParole ei vuol; darle non so. Un drappello
D'infami lusinghieri applaude a tutteSue tirannie, le suscita, il fa cieco
Stromento a loro insazïabil seteDi tesori e vendette. Apportar senno
Volevamo e giustizia; abbiam delittiE stoltezza apportato. Ad uno ad uno
Da noi si dipartìano i prodi amici:
Pochi omai siamo ed esecrati, e all'orloDell'estrema ignominia!
- Oh sciagurateVoci! oh misero padre! I vaticinii
Ecco d'Ugo avverati! Il reo vessilloLascia tu dunque di Manfredo: accetta
Di Tommaso la grazia!
- È tardi, o figlia!
Errò Manfredo, ma infelice il veggo:
Mai da prence infelice non si scostaFuorchè il vigliacco!
- Oh padre amato, pensa...
- Che vigliacco non son, che con Manfredo
Debbo cader.
- Mai di vigliacco tacciaAd Eleardo non darassi.
- Ei corseQuando da noi si svincolò, a bandiera
D'un prence espulso: audace era il partito,
Ma generoso. Non così oggi fora,
Correndo a sir cui la fortuna arride.
Cessa il tuo supplicar, cessa il tuo pianto:
Dimane si combatte, e se non opraPer noi prodìgi Iddio... dimane, o figlia,
Più non hai padre!
- Oh feri detti!
- Io vengoL'ultima volta a benedirti forse:
Con vigor di te degno, odimi: stirpeDi codardi non siam. Tergi le ciglia,
Frena i singhiozzi; te l'intìmo. Ascolta:
Un patto pongo al benedirti.
- Quale?
- Bada che guelfo io moro, e maledettaSarà tua man se a ghibellin la porgi!
- T'affida, o padre: intendo. Amo Eleardo,
Ma te guelfo perdendo, a ghibellino
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Dio Manfredo Ugo Manfredo Tommaso Manfredo Manfredo Eleardo Iddio Eleardo
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