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      Moglie mai non sarei!
      - Tutti il SignoreDunque sul capo tuo spanda i suoi doni!
      Me sol, me sol de' falli miei punendo,
      Sparmii l'anima tua!
      Disse. Ad un servoL'accomandò; da lor si svelse e sparve.
     
     
     
      VIII.
     
      Infelici ambidue! - Ma più infeliceForse d'ogni innocente addolorato
      È quel mortal che temerario corseA illusïoni infauste, onde tormento
      Ineluttabil ridondò a' suoi cari!
      Oh come allor, nella pietà ch'ei senteDi questa o quella vittima diletta,
      Tardi vede primier debito d'uomoEsser religïon, carità, pace,
      Provvedimento a dolce sicurezzaDi domestiche gioie, e non desìo
      Imprudente di gloria e di perigli.
      Tal verità gli splende, or che non puotePiù sollievo ritrarne il vecchio Arrigo;
      E forte è assai per sè medesmo in tutteAvversità, ma non è forte, al duolo
      Della figlia pensando, e sebben mostriIn mezzo a' suoi guerrieri animo invitto,
      Spesso ei nel manto si rinchiude e piange.
      Tre dì Maria si stette in disperatiNon cessanti delirii:
      - Empio Eleardo!
      Perchè movevi alle felici insegneDestinate al trionfo, e il padre mio
      Per dolci preghi e dolce vïolenzaTeco a salvezza non traevi? Oh fossi
      Tu restato co' guelfi! il valorosoTuo braccio avriali sostenuti. Un prode
      Fatal perdemmo in te: spesso decisoA pro de' ghibellini hai la vittoria.
      Possente impulso hai dato alla fortunaDel profugo Tommaso: alta, primiera
      Cagion tu sei delle sconfitte nostre.
      Ah, non m'amavi, ingrato! E insino ad oraIo figlia iniqua, immemor de' perigli
      Del caro padre mio, secretamenteAlzato sempre voti ho pe' tuoi giorni!
      Que' voti abborro! quell'amor disdico!


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





Arrigo Maria Eleardo Tommaso