Uscir giulivo il cieco vecchio Aroldo,
Caramente appoggiando un braccio e l'altroSovra Ioffrido e Clara, ed il canuto
Ciglio volgendo con amor, ma indarno,
Ai dolci rai del tramontante sole.
Que' figli suoi nascean gemelli, e santaTenerezza li univa. Or sola e mesta
Clara accompagna il cieco padre a seraFuor della torre, perocchè il gagliardo
Fratel devote ha l'armi alla difesaDel pio Tommaso suo ramingo prence
Contro i nemici della patria terra.
Rosseggiava bellissimo un tramontoSulle nevi lontane, e stupefatto
Pareva il sol che dal romito albergoA salutarlo non venisse il vecchio.
Ahimè, quell'era di sventura un novoSpaventevole dì! Schiudesi alfine
La porta del castello, e con velociPassi agitatamente escono Aroldo,
Clara e più servi; nè il canuto ciglioAi soavi del sole ultimi rai
Volger si cura. Che avvenia? - Dal campoInfausto messo è giunto. Il pro' Ioffrido
Contro l'usurpator del saluzzeseSeggio osando tropp'oltre avventurarsi
Nel calor della pugna, il circondaroL'empie straniere spade, e prigion cadde.
Speme di riscattar sì cara vitaNutre il barone antico; e vuole ei stesso
Trar supplichevol senza indugio al truceFortunato invasor, che se talora
Immolar gode i miseri captivi,
Talor si placa a ricca d'oro offerta,
Molto dovendo da sua iniqua sedeOro il tiranno effonder sulle bande
Dell'alleato provenzal monarca.
Giunto al margin vicino ove al tragittoNel rigonfiato Pellice è apprestata
La navicella, Aroldo porge il bacioDel congedo alla figlia. Allora al collo
Gli s'avvinghia la pia. - Sola a mie stanze
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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