Ad ammirar del Dio delle vendette:
Sull'ossa di tuo figlio a spirar vieneIl suo assassin!
Ma in quell'istante gli occhiDella donzella alzaronsi a parete,
Onde pendea dell'Uomo-Dio morenteEffigie veneranda, e a quella vista
L'irrompente parola in cor rattenne.
Religïoso fremito la invaseDinanzi a quell'effigie.
- Oh mio Signore!
Quai voci arcane alla tua ancella parli?
Tu irreprensibil fosti e sì infelice!
E a quei che l'uccidean pur perdonavi!
Or chi sa? Forse il dolce mio fratelloPe' falli suoi fuor dell'eterna reggia,
In carcer sotterraneo, o d'inquietiElementi per l'alte aure ludibrio
Sta ancor penando, e a liberarlo vaneFervon le preci, e in loco d'esse un atto
Di virtù nostra è d'uopo! O fratel mio!
Forse quest'atto or chiedi. Ah, virtù somma
È il perdonar! Cert'è che in cielo entrandoTu perdonar, tu e noi, tutti dobbiamo
Come a noi perdonato ha il Redentore!
Ma padre è Aroldo: esser maggior potrìaDelle forze d'un padre il dare aïta
D'un caro figlio all'uccisor. La lanciaEi no giammai non bagnerìa nel sangue
D'uom che toccò la mensa sua... Ma pureChi può segnar dove talor trascorra
Nella foga dell'ira un core offeso?
Chi mi consiglia? Ah tu; gran Dio, tu solo!
Disse, e prona curvossi, e lungamenteCon ambascia pregò. Temea d'orgoglio
Esser tentata; innanzi a Dio temeaCalunnïar la santa alma del padre.
Ma nella mente repentino un raggioDi fidanza pienissima le splende,
E ratta sorge e dice: - Ah sì, fratello!
Questo è il momento in che del ciel la portaA tue brame si schiude: io di tua gioia
Sento il reflesso, e quella gioia è Dio!
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Dio Uomo-Dio Redentore Aroldo Dio Dio Dio
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