Costringente a fiducia! Oh maga stirpeChe da pantani eleva case e templi,
Ed eserciti crea, manda, alimenta,
E miete palme, e serto a serto aggiunge!
Qui respirar vogl'io; qui mi vo scerreGentil compagna, e padre esser di prole
Cui toccar possa virtù chiara e gloria.
Brontolava Gilner, ma - Taci! taci!
Gridò con più vigor l'acceso sire;
Veneto voglio farmi, allo stendardo.
Sacrar della repubblica il mio brandoMescer di prode Saluzzese il nome
Ad immortali Adriaci nomi. In guerraSta Vinegia co' Dàlmati: sottratte
Al cenno suo di Zara son le torri,
Per impulso degli Ungheri; ma il forteLeon non perde sue conquiste mai.
Ciò meditava il cavaliere, e intantoFama gli arriva di severe, atroci
Opre de' reggitori. E Zara ed altreCittà soggette fremono di leggi
E di capricci d'avidi mercantiFattisi quasi prenci. Entro la stessa
Celebrata laguna, appo quel vampoDi libertà e di riso e di saggezza,
S'odon sommessamente acerbe storieDi tribunal secreto e di profonde
Fosse per vivi seppelliti, a piediDella reggia de' dogi; e su tal reggia
Mentovavansi bolge arse dal soleSotto infocati piombi, e là espïati
Venìan da illustri vittime delittiChe il volgo mal sapea, che il volgo in dubbio
Osava por. Malediche, oltrespinteEran tai voci del terrore, e niuno
Forse dalla repubblica iva toltoDal dolce liber'aer, se d'esecrandi
Fatti non reo. Ma all'alma di Roccello
Que' vivi seppelliti e quelle bolgeChe son corona a tal palagio, un sogno
Angoscioso divennero. ImprudentiQuesiti usò su quelle storie, ed ecco
Farglisi incontro, un dì, cortese fante
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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