Di tanti mari e terre, oggi da guelfiE ghibellini lacera e da nuovi
Ospiti protettori ogni dì spoglia.
Salve, o patria di vati e di guerrieri,
Che non han pari altrove! Oh, finalmenteAvrà qui posa il mio agitato spirto,
Avido d'alti fatti e di veraceGara per dritti e libertà ed onore!
- Ma parmi, o sir, che, non ha molto, un gridoUniversal vilissima chiamasse
Questa prosapia di toscani eroi,
Curva a lambir d'un cavalier franceseL'orme sanguigne.
- Oibò, Gilnero! Il tristoGualtier duca d'Atene avea la stolta
Sua gallica arroganza ivi recato,
Soggiogarli sperando; e più rifulseDi Fiorenza il valor! più la concordia
Contro a straniere tirannie! Di laudePiù che mai degna è questa illustre terra.
Così in Fiorenza entrarono, e tre giorniRoccel d'amor s'inebbriò e d'ossequio
Per quelle mura, per quel ciel, per quelleArgute faccie, per quel dolce vezzo
D'un idïoma che le grazie vincePur de' veneti suoni, e per palagi
E chiese e monumenti, ove di grandiAnime tante la memoria vive:
E d'amore e d'ossequio inebbrïossiPer le repubblicane alto-sonanti
Paterne leggi, onde con bello orgoglioFavellava ne' trivii anco l'artiero.
Volgea la terza notte, i Saluzzesi
Desta ad un tratto un rombo, ed era a guisaDi nembo e terremoto. Ed ecco rugge
Di strida l'aura, e splendono attraversoLa fenestra giganti orrende fiamme
Divoratrici di civili alberghi.
S'alza Roccel, s'alza Gilnero: ascoltoPorgono all'empie voci, e gridar morte
Odono a' guelfi e morte a' ghibellini,
E viva i buoni popolani, e vivaLe patrizie famiglie! Intanto ferve
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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