Dove bella Reina un popol regge,
Imperar ponno amore e pace e gloria.
Ito a Napoli fora il cavaliero,
Ma mentre ei stava risanando, crebbeContro Giovanna in tutta Italia il grido,
Aver dessa aguzzato i brandi infamiChe la francàr dall'abborrito sposo,
Ed esser già del novo sposo stanca,
Ed avvilirsi in empi amori, e tuttoEsser rivolte ed omicidii il regno
Ed alterne vendette e sacrilegio.
- Dunque? ridisse al buon Gilner.
- Saluzzo!
Ripigliò questi.
E uscirono del chiostro,
Mercè rendendo alla ospital famigliaDe' fraticelli. E uscirono di Roma,
E verso le dilette Alpi lontaneVenner ricavalcando. Ardui perigli
Incontran mille, ma le sponde un giornoRitoccan del Piemonte, e omai vicina
La maestà riveggion del Monviso,
E le pendici amene, innamorantiDel marchesato. Oh grande, oh incomparata
Gioia a chi mosse ramingando in cercaD'egregi umani e di felici terre,
Ed incontrò per ogni dove umaniDa colpa travagliati e da sventura,
E ritornando alle natìe convalliGli amici primi si ricorda, e i fatti
Glorïosi degli avi e l'indol caraDella fraterna stirpe! Invaso il seno
Da quella nova gioia avea Roccello,
Nè il suo Gilner con palpiti men dolciSalutava l'Eridano ed i poggi
Di Taurino eleganti e la pianuraD'arbori e prati e campi e ruscei vaga,
E i monti di Saluzzo, e finalmenteSaluzzo istessa.
- Ah vi siam giunti! esclamaQuegli e questi a vicenda; e il cavaliero,
Fervido sempre, altissime, abbondantiMette dal cor voci di laude al loco,
Al principe, alle leggi, a' consanguinei,
Al volgo, agli usi, alla favella, a tutto.
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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