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      Inconsolabil del fratel perdutoVive, e n'abborre l'uccisor; quell'alma
      Sì pia, sì dolce, mortalmente abborre!
      Invan le dico: I nostri padri guerraMoveansi; Paolo, il fratel mio, t'uccise
      Un fratello, ma in guerra; assai dorragliL'averlo ucciso; egli ha leggiadri, umani,
      Di generoso cavaliero i sensi.
      Di Paolo il nome la conturba. Io gemoPerò che sento del fratel lontano
      Tenero amore. Avviso ebbi ch'ei riedeIn patria, il core men balzò di gioja;
      Alla mia sposa supplicando il dissi,
      Onde benigna l'accogliesse. Un gridoA tal annunzio mise. Egli ritorna!
      Sclamò tremando, e semiviva cadde.
      Dirtelo deggio? Ahi l'ho creduta estinta,
      E furente giurai che la sua morteIo vendicato avrei... nel fratel mio.
      GUIDO.
      Lasso! e potevi?...
      LANCIOTTO.
      Il ciel disperda l'empioGiuramento! L'udì ripeter ella,
      Ed orror n'ebbe, e a me le man stendendo:
      Giura, sclamò, giura d'amarlo: ei solo,
      Quand'io più non sarò, pietoso amicoTi rimarrà... Ch'io l'ami impone, e l'odia,
      La disumana! E andar chiede a Ravenna
      Nel suo natio palagio, onde gli sguardiNon sostener dell'uccisor del suo
      Germano.
      GUIDO.
      Appena ebbi il tuo scritto, infermaTemei foss'ella. Ah, quanto io l'ami, il sai!
      Che troppo io viva... tu mi intendi... io sempreTremo.
      LANCIOTTO.
      Oh, non dirlo!.. Io pur, quando sopitaLa guardo... e chiuse le palpebre e il bianco
      Volto segno non dan quasi di vita,
      Con orrenda ansietà pongo il mio labbroSovra il suo labbro per sentir se spiri:
      E del tremor tuo tremo. - In feste e giochiTenerla volli, e sen tediò: di gemme
      Dovizïosa e d'oro e di possanza


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Paolo Paolo Ravenna