Il carnefice tuo dunque son io?
FRANCESCA.
Oh buon padre! nol sei... - Vacillar sentoLa mia debol virtù. - Tremendo sforzo,
Ma necessario! Salvami, sostienmi!
Lunga battaglia fin ad ora io vinsi;
Ma questi di mia vita ultimi giorniTremarmi fanno... Aita, o padre, ond'io
Santamente li chiuda. - Ah, sì! LanciottoBen sospettò, ma rea non son! fedele
Moglie a lui son, fedel moglie esser chieggo!.. -
Padre... sudar la tua fronte vegg'io...
Da me torci gli sguardi... inorridisci...
GUIDO.
Nulla, figlia, raccontami...
FRANCESCA.
Ti mancaLo spirto. Oh ciel!
GUIDO.
Nulla, mia figlia. - Un breveDisordin qui... qui nella mente... - Ah, dolce
A vecchio padre è l'appoggiar le infermeMembra su figli non ingrati!
FRANCESCA.
Oh, è vero!
Giusta è la tua rampogna; ingrata figlia,
Ingrata io son: puniscimi.
GUIDO.
Qual empioDi sacrilega fiamma il cor t'accese?
FRANCESCA.
Empio ei non è, non sa, non sa ch'io l'amo;
Egli non m'ama.
GUIDO.
Ov'è? Per rivederloForse a Ravenna ritornar volevi?
FRANCESCA.
Per fuggirlo, mio padre!
GUIDO.
Ov'è colui?
Rispondi; ov'è?
FRANCESCA.
Pietà mi promettesti;
Non adirarti. È in Rimini...
GUIDO.
Chi giunge!
SCENA II.
LANCIOTTO E DETTI.
LANCIOTTO.
Turbati siete?... Eri placata or dianzi.
GUIDO.
Diman, Francesca, partirem.
LANCIOTTO.
Che dici?
GUIDO.
Francesca il vuol.
FRANCESCA.
Padre!
GUIDO.
Oseresti?...
(Parte guardandola minacciosamente.)
SCENA III.
LANCIOTTO E FRANCESCA.
FRANCESCA.
Ahi, crudoPiù di tutti è mio padre!
LANCIOTTO.
AbbandonarmiPiù non volevi; io ti credea commossa
Dal dolor mio. Per fuggir Paolo, d'uopoChe tu parta non è; partir vuol egli.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Ravenna Rimini Francesca Paolo
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