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Misera me! questa mia man, deh, lascia!
Delitto sono i baci tuoi!
PAOLO.
RepenteNon è, non è la fiamma mia. Perduta
Ho una donna, e sei tu; di te parlavaDi te piangea; te amava; te sempre amo;
Te amerò sino all'ultim'ora! e s'ancoDell'empio amor soffrir dovessi eterno
Il castigo sotterra, eternamentePiù e più sempre t'amerò!
FRANCESCA.
Fia vero?
M'amavi?
PAOLO.
Il giorno che a Ravenna io giunsiAmbasciator del padre mio, ti vidi
Varcare un atrio col feral corteggioDi meste donne, ed arrestarti a' piedi
D'un recente sepolcro, e ossequïosaIvi prostrarti, e le man giunte al cielo
Alzar con muto ma dirotto pianto.
Chi è colei? dissi a talun. - La figliaDi Guido, mi rispose. - E quel sepolcro? -
Di sua madre il sepolcro. - Oh, quanta al corePietà sentii di quell'afflitta figlia!
Oh qual confuso palpitar!... VelataEri, o Francesca: gli occhi tuoi non vidi
Quel giorno, ma t'amai fin da quel giorno.
FRANCESCA.
Tu... deh, cessa!... m'amavi?
PAOLO.
Io questa fiammaAlcun tempo celai, ma un dì mi parve
Che tu nel cor letto m'avessi. Il piedeDalle virginee tue stanze volgevi
Al secreto giardino. E presso al lagoIn mezzo ai fior prosteso, io sospirando
Le tue stanze guardava: e al venir tuoTremando sorsi. - Sopra un libro attenti
Non mi vedeano gli occhi tuoi; sul libroTi cadeva una lagrima... Commosso
Mi t'accostai. Perplessi eran miei detti,
Perplessi pure erano i tuoi. Quel libroMi porgesti e leggemmo. Insiem leggemmo
Di Lancillotto come amor lo strinse.
Soli eravamo e senza alcun sospetto...
Gli sguardi nostri s'incontraro.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Ravenna Guido Francesca Lancillotto
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