Sei tu colpevol?... pronunciar parolaNon poteva ella dall'angoscia... A forza
Mi si commosse il cor. Per non vederlaTorsi gli sguardi, e mi sentii le piante
Abbracciare, e lei, prono a terra il volto,
Sclamar con voce moribonda: Padre,
Sono innocente. - Giuralo. - Tel giuro!...
Ed io in silenzio m'asciugava il ciglio. -
Sono innocente, replicò tre volte...
Gettai l'acciar, l'alzai: la strinsi al seno...
Padre infelice e offeso son, ma padre.
LANCIOTTO.
Oh rabbia! L'ama ed innocenza vanta?
Lunge dagli occhi miei, più allegro amoreCon Paolo spera; ah, sen lusinga in vano!
Di seguirla a Ravenna ei le promette...
Oh traditor!.. Siete in mie mani ancora.
GUIDO.
Queste canute mie chiome rispetta.
Salvarla io deggio... tu, più non vederla. (Parte.)
SCENA IV.
LANCIOTTO E PAOLO.
LANCIOTTO.
Sciagurato, t'avanza.
PAOLO.
Uso non sonoAd ascoltar sì acerbi modi: in altri
Rintuzzarli saprei. Ma in te del padreL'autorità con sofferenza onoro. -
Parli a fratello o a suddito?
LANCIOTTO.
...A fratello. -
Rispondi, Paolo. Se tua sposa fosseColei; se alcuno a te il suo cor rapisse,
E se quei fosse il tuo più dolce amico...
Un uom che, mentre ti tradia, stringeviCome più che fratello al seno tuo...
Che faresti di lui? - Pensavi.
PAOLO.
Io sentoQuanto ti costa l'esser mite.
LANCIOTTO.
Il senti?
Fratello, il senti quanto costa? - Il nostroPadre nomasti. Ei mite era co' figli,
Anche se rei credevali.
PAOLO.
Tu soloSuccedergli mertavi. E che mai dirti?
Oh, come atterri la baldanza mia!
Anch'io talor magnanimo mi credo:
Al par di te nol son.
LANCIOTTO.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Padre Paolo Ravenna Paolo
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