Deh, non adirarti!
Questa grazia m'ottieni. I miei rimorsiPer la passata ingratitudin tutti
Mostrar gli vo': prostrarmi a' piedi suoi:
Di non sprezzarmi scongiurarlo. Vanne:
Digli che, s'io non lo riveggio, ahi parmiDel perdono del ciel chiusa ogni speme.
GUIDO.
A forza il vuoi? Qui il condurrò.
SCENA II.
FRANCESCA.
Per sempreDunque ti lascio, o Rimini diletta.
Addio, città fatale! addio, voi muraInfelici, ma care! amata culla
Di... quei prenci... Che dico! - Eterno Iddio,
Per questa casa ultima prece io t'offro,
Bench'io sia rea, non chiuder, no, l'orecchio.
Nulla chieggo per me: per que' fratelliPrego: tua destra onnipossente posi
Sul capo lor... Chi veggio?
SCENA III.
FRANCESCA E PAOLO.
PAOLO.
(Prorompendo forsennato con una spada alla mano.)
Oh sovrumanaGioja! Vederla ancor m'è dato. - Ah, ferma!
Se tu fuggì, io t'inseguo.
FRANCESCA.
Audace! ahi lassa!
E come in armi?
PAOLO.
Sgombre ho le mie guardieColl'oro.
FRANCESCA.
Oh ciel! nuovi delitti...
PAOLO.
Io vengoI delitti a impedir. Paga non fora
Contro me, credi, la gelosa rabbiaDel fratel mio; te immolar pensa. Orrendo
Spavento è quel ch'or qui mi tragge. - Al sonnoChiusi dianzi le ciglia, ed oh qual truce
Visïone m'assalse! Immersa io vidiTe nel tuo sangue moribonda: a terra
Mi gettai per soccorrerti... il mio nomeProferivi, e spiravi! - Ahi disperato
Delirio! Invano mi svegliava, il feroSogno mi sta dinanzi agli occhi. Mira:
Sudor di morte da mie chiome grondaAl rammentarlo.
FRANCESCA.
Calmati...
PAOLO.
FurenteM'alzai, corruppi i vili sgherri: un brando
Strinsi.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Rimini Iddio Prorompendo
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