Quando consunto da languor si spenseDi Rosilde il figliuolo, e del materno
Pianto ulular le desolate sale.
Nč qui del mal le orribili minacceTermine han pure. Ahi! di Rosilde istessa
Le giovanili guance scolorarsiVede lo sposo, e andarsi a poco a poco
Estinguendo in que' grandi occhi il bel raggioOnde dianzi splendean con tanta vita:
E in segreto ei sospira, e mentre ascondeCon ridenti parole il suo timore,
Gli s'arriccian le chiome immaginandoUn'altra tomba - e in questa tomba chiusi,
Chiusi quegli adorati occhi per sempre!
Presso a morte ella venne. E allor proruppeNel giā incredulo cor del cavaliero
Religïon con tutta sua possanza:
E sceso a Pinerolo, al maggior tempioRicchi doni profonde, e con solenni
Riti espiar l'involontario cercaOmicidio commesso, e (se mai peni)
Suffragar di Denigi il caro spirto,
Onde placato il ciel renda a Rosilde
Vita e gioja e di madre il dolce nome.
Ahi! nel sonno gli appar l'amico spettro,
E non irato č il volto suo, ma mestoCome d'un che pietoso asconder brami
Le proprie, e pių d'altrui senta le pene,
Nč gli si doni il sollevarle; e portiUna coppa amarissima, e non sia
Quella coppa un rimedio, e ber si debba!
- Deh, spiegati! dicea Teodomiro,
Spiegati! - Ed il fantasma una lontanaStrada additava, e in fondo a quella strada
Con eccelse basiliche sorgeaUna grande cittā: dir sembra - "Vanne,
Lā Dio ti chiama!" e mentre ivi lo affrettaCon una man si copre il volto e piange.
Atterrito si desta il cavaliere:
L'oscuro sogno medita; ispiratoAlfin si crede. "Ah! non v'ha dubbio, č Roma
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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