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      Quella grande città: col pio vïaggioTe, Denigi, da tue fiamme, e da morte
      La cara donna liberar degg'io" -
      Dice, e ad un tempo a ciò s'astringe in voto.
      Esultate, o colline! ad abbellirviTorna col redivivo occhio Rosilde.
      Di festive ghirlande olezzan tutteDel castello le sale: echeggian l'arpe;
      Stagion tornò di danze e di conviti:
      L'angiol della sventura è dileguato.
      Ma fido al voto suo prende il bordoneTeodomiro e seco uno scudiero,
      Nè che la sposa il segua egli consente;
      Perocchè a lei vicino ardua non foraPiù penitenza alcuna, e potria il cielo
      Gravemente punirnelo. - "Addio, semprePiù sempre amata! i giorni tuoi mi serba
      E l'amor tuo! qui fra due lune io riedo."
      Piangea Rosilde, e dalle care bracciaStrapparsi non potea: nè di Rosilde
      Tutte eran quelle lagrime che il voltoInondavano al sire. - Oh dolorose
      Partenze, sì, ma di dolcezza miste,
      Quando due cuori che batteano insiemeBreve tempo si staccano, ma l'ora,
      La lieta ora si dicon del ritorno!
      Ahimè che di partenze altre son conscioPiù dolorose! allorchè a forza svelti
      Da geloso tiranno eran due cori,
      Nè dirsi addio potean, nè lor rimaseSpeme che di ritorno ora risplenda!
      Compie una luna dacchè orando e cintaD'umil cilicio, infra i digiuni e il pianto,
      Quasi pia vedovella, entro il solingoCastel vivea la innamorata donna,
      Di niun pensier curando altro che un solo,
      Quando dal suo veron gli occhi volgendoGiù sul pendio, salir vede un canuto
      Che pare (ed è) il fedele Ugger, che il sireAccompagnato ha in romeaggio. - "Ahi lassa!
      Solo ritorna? Oh palpiti! oh funesti


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Denigi Rosilde Rosilde Rosilde Ugger