Presentimenti!" - E indietro si ritrae:
Si riaffaccia indi al veron: prestigioCreder vorria ciò ch'ella vede; e il santo
Segno si fa della salute, e sclama,
No, mio Gesù, no, non sia ver! non sia!
Ma giunto è il vecchio, e a' pie della signoraSinghiozzando si getta.
O mio buon servo!
Tu mi rechi la morte, io già t'intendo:
Narra ov'ei cadde; ah,ch'io sovra la terraChe lo ricopre, almen mi tragga e spiri!"
O Donna, il fido Uggero a te dinanziNon torneria, se del suo sir la tomba
Veduto avesse."
Che dicesti? Ei vive?
Ah! sciagurata più non sono."
Ascolta,
Signora mia: non lusingarti, grave,
È grave assai questa sciagura: è incertoDel mio sire il destino. Appena giunti
A quel varco eravam dove la terraAl Piacentin del Po bagnano l'onde,
Allorchè un passegger, forte spronandoIL cavallo ver noi: fuggite, grida,
Fuggite, e pelegrini! un'orrenda osteInvaso ha la contrada: il fero Otlusco
Co' suoi prodi vaganti Ungari il fiancoOccupò di Piacenza, e impossessato
S'è d'un vicin castello, e in quel castelloQuanti più può, chiude prigioni, e immensi
Indi al riscatto vuol tesori o il sangueVersa degli infelici. - Il cavaliere
Che così ne parlava era un prigioneAl cui riscatto i teneri parenti
Tutto venduto avean, servi e poderiE rocche avite. E il giovin cavaliere
S'era con altri prodi a fratellanzaReligiosa consacrato, e il voto
Di que' frati guerrieri è i pellegriniDifendere e gli oppressi e la innocenza;
Ma nè il coraggio lor, nè tutti i brandiDell'afflitta città respinger ponno
Il fero Otlusco: sue terribili armi
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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