Pagina (36/149)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E all'arroganza od all'insidie forseTroverassi Rosilde, e le vien meno
      Segretamente al sol pensarvi il core.
      Dal palagio paterno uscita maiPria non era del giorno in che da Susa
      Mosse al castel dello sposato amante:
      E qualche volta appena ivi la facciaD'alcun ospite vide, e tutto serba
      Il pudor dell'infanzia e la paura.
      E quel debole petto or notte e giornoPer le selve cavalca! e ad ogni fischio
      Trema di fronda, e gli urli della lupaOde, e vede la sera da lontano
      I fochi, ove, chi sa? forse cenandoNovi omicidii medita un ladrone! -
      Per me non tremerei: ma se rapitiMi fossero que' carchi, onde salvezza
      A te verria, Teodomiro, allora?" -
      Ed ei, Teodomir - dall'alte muraOve geme prigion, stassi alle doppie
      Sbarre aggrappato della sua fenestra:
      Ad ore ad ore immobilmente figgeSovra l'ampio orizzon l'occhio bramoso:
      Bramoso? e che mai spera? - Ah! nulla spera!
      Estinto credo il fido Ugger: Rosilde
      Saper di lui non può. - "Questo vil cibo,
      Che invan mi si largisce, alfin dispendioParrà soverchio, e m'alzeran la croce;
      Venga, venga quel dì!" - Tal è il febbrileSuo frequente desio. Fero contrasto,
      Bramar come riposo unico morte,
      E inorridir pensando al disperatoLamento di chi t'ama, allorchè il grido
      Udrà del tuo martirio! e nuovamente,
      Quasi l'orribil vita che tu viviBramar di proseguire, onde non giunga
      Alle tue sale mai quel desolanteIndubitabil grido Ei più non vive! -
      Da quelle sbarre guarda, e nulla speraTeodomir: ma i dì passan talvolta,
      Ed umana figura egli non vede,
      Perocchè a tergo della torre il campo


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Rosilde Susa Teodomiro Teodomir Ugger Rosilde