Così sclama, e già sprona, e già seguitoDa cento lance è Otlusco. Oh, qual fu l'alma
Della timida donna al furibondoProromper d'una squadra! oh spaventose
Urla che assordan l'aere, e men saccheggioSembran nunciar che rapido macello!
Discende dalla mula. Il cor le manca,
Ma invoca il suo buon angiolo e confidaNel suo soccorso, e pallida e smarrita -
Pur risoluta - avanzasi all'incontroDe' masnadieri, e con la mano accenna
Che raffrenino il corso ed ascoltarlaVogliano per pietà. - V'è nell'aspetto
Dell'inerme e del debole un arcanoChe ispira reverenza anco ai feroci:
E se il debole opprimono, è un comandoChe natura non fece, è un altro moto
Che senza sforzo non si compie, e il compiePensata voglia di trionfo o lucro.
Commovente spettacolo! Un istante,
E dalle scalpitanti ugne pestataEsser potea la misera - un istante,
E l'avventata squadra immobil sta:
Cosi Otlusco imperò.
Smonta, s'appressaAll'atterrita dama: e sopra il viso
Dell'assassin colla insultante giojaDella propria potenza e colle dure
Tracce di crudeltà, v'è come un foscoLume che quelle tracce e quella gioja
Addolcisce un momento, e sembra quasiRaggio di cortesia. L'opra era forse
Di tua beltà, o Rosilde? o forse innanziCh'atti inumani il trasformasser, grande
Fu dell'eroe lo spirito, e quel raggioDi cortesia reliquia è di quel tempo?
Ma in alme dal delitto degradatoA' moti generosi un pentimento
Di sentirli succede, e - unica a loroNota virtù - della virtù il dispregio.
Signor, la sposa io son d'un prigionieroDi cui t'offro il riscatto. Ove regina
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Otlusco Otlusco Rosilde
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