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      Destra baciava Adello, e umile e fidaServitù prometteva al suo signore.
      Degli antichi scudieri e famigliariGià l'ossequio acquistossi il verecondo
      Italo garzoncello: e i cavalieriCol sir congratulavansi e le dame
      Per l'onestà del nuovo alunno: e lietoQuesti fra sè dicea: "Giungervi possa
      Autori de' miei dì, quanto il lontanoVostro figliuol dagli stranieri è amato!"
      Ma di Giorgio crescea la bionda figliaE di beltà un miracolo e d'amore
      E di grazia era, e di virtù, Eloisa:
      Ambìan la mano sua molti di Francia
      Illustri cavalieri, e al prode Arnaldo
      Il padre la destina. Era negli occhiDella fanciulla e sulle labbra un pronto
      Di cortesia e candor nobil sorriso,
      Ch'ove volgeasi consolava: e quandoElla uscia del castel, gl'infimi servi
      E il passeggiar mendico avidamenteA mirarla si feano, e ognun tornava
      Più sereno al suo ufficio e a' suoi dolori.
      Ma quel tenue sorriso era qual pioRaggio di luna che ricrea il ramingo,
      Eppur misterioso un sentimentoMove che non è gioja - e più soave -
      Della gioja fors'è, ma dolce ispiraDi meditar vaghezza e di silenzio:
      Tal la sera in un tempio è melodiaDi giocondo ma augusto organo - ascolta
      Delizïando l'anima pensosa.
      Quella tinta lievissima, quell'auraChe alla beltà del timido sembiante
      Beltà diresti aggiunga, e par sia nube -
      Non nube di dolor, ma di gentileMalinconia, e pietosa indole un cenno -
      Quell'è l'incanto irresistibil dondeSì affettuosi a lei volgonsi i guardi.
      Nel tetto suo, dalle verginee stanzeFuori di rado appar: ma dagli aerei
      Passi se il fievol suon per le echeggianti


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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