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      Oh, dritto ei parla,
      Con paterna amarezza lamentandoGiorgio il tuo dipartir! Ne' generosi
      V'è un impulso di Dio che li sospinge:
      Uopo è onorarlo, anche se il cor ne pianga."
      Adel s'inteneria rammemorandoDel suo signor l'affettuoso sdegno,
      Quando i suoi preghi a forza il combattutoCongedo ottenner. Poi dalle ospitali
      Accoglienze animato - "O Valafrido,
      Guida mi sieno i tuoi consigli: accesoDall'alta istoria di tua eroica fede
      Pel trucidato nostro italo Augusto,
      Al sitibondo mio ferro ho la morteDel traditor giurata."
      O giovinetto,
      il cor mi brilla udendoti. PerdutaTutta de' giusti ancor dunque la stirpe
      Non è in Italia? I giusti - oh, ma son rareStille che pure cadono dal cielo
      In torbido ocean, che inosservateNelle giganti sue schiume le ingoja!
      T'arrida un giorno la fortuna: or tempo
      È di sostar: te perderesti indarnoE del trafitto Cesare quel sacro
      Unico avanzo su cui pende il brandoDell'assassin."
      Ciò che a salvar la figliaDi Berengario lungamente opravi
      Noto m'è o Valafrido..."
      E non t'è notoChe al novo italo sire Ugo negando
      Chinar l'insegna mia, se dalle maniDell'assassin Rasperto ei non togliea
      La donzella regal, meco possenteEsercito ebbi che d'onore al sacro
      Nome parea tutto avvampar? L'infidoUgo mi trae ne' lacci suoi chiedendo
      A me di pace il parlamento: i drittiSon vïolati delle genti: in ferri
      Tratto mi veggio. Ov'eran le promesseDell'esercito mio? dove la sete
      Di giustizia e vendetta? Oh vitupero!
      I creduti leoni eran conigliChe un fischio sperde. Alla prigion m'involo,
      A mie castella mi ricovro, ai servi


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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