Sotto l'ammantoD'altra grave cagion, rapido cocchio
E destrieri apparecchiansi: al tramontoPortator de' messaggi io di Rasperlo
Al re m'invio - ciò crederassi - il cocchioTu guiderai; più prezïoso un pegno
In mio loco ivi fia. Non della corteD'Ugo il cammin,ma di Vinegia prendi:
Sino al mar non ristarti: un agil legnoSenza indugio v'accolga, ed al suo illustre
Proscritto zio la vergine conduci."
Deh, l'arcano mi spiega!
Odi: tu saiChe alla prigion della regal donzella,
Fuorch'a entrambi i tiranni e alle lor guardie,
Ad uom recarsi non è dato. AppenaDue antiche ancelle - e l'una a Sigismonda
Nutrice fu - ponno ogni dì all'afflittaDi compianto e amistà porger ristoro.
Ad esse favellai. Della nutriceLe spoglie io vesto, all'altra m'accompagno,
In carcer resto, e assuntesi le spoglieDella nutrice, Sigismonda fugge.
Ir non può in fallo il colpo: occhio severoSu queste donne non s'estende. Inferma
Da lungo è quella onde la voce io tolgo:
Muta sol ivi penetrar, ravvoltaIn ampio velo: al scender della torre
Al lor umile tetto uom non le segue.
Buje or sono le notti: al destro latoDel vicin tempio le fuggiasche trovi.
Salgano il carro immantinente: sferzaSenza posa i cavalli."
O signor mio,
Che fai? tua vita perdi: a' genitoriPensa."
Agli esempii lor penso: la vitaPosposer sempre al maggior ben - l'onore!"
Del tinto personaggio a me la curaDona, all'illustre zio tu stesso adduci
La salvata donzella."
Oh, ben da tantoM'estimo io sì! nè a tue virtù, la gloria
Di morir per sì giusto atto, minoreCerto sarìa! Ma di soverchia mole
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Rasperlo Ugo Vinegia Sigismonda Sigismonda
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