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      È, Almadeo, tua presenza: in guisa niunaDal travestir s'illuderian gli sgherri:
      Me affida inoltre il valor mio: l'acciaroDel padre d'Eloisa io sotto ai lini
      Donneschi porto, e allor che s'avvedranno
      (Dopo molte ore, deh, ciò sia!) le guardieDell'inganno sofferto, io d'atterrarle
      E scampar non dispero; e piena l'opraForse eseguir che il morto re domanda."
      Resistenza e preghiere e ammonimentiRipetè invan l'antico. - I fatti egregi
      Pensa anche il vil talvolta: il sol gagliardoLi pensa e compie - e tra il pensiero e il fatto
      È una ferrea catena, e niuna scossaQuella catena fa ondeggiar.
      Le donneAlla torre presentansi. Il guardiano -
      Dio ti ridoni la salute o inferma!
      E la sana risponde: "Oggi l'affannoPiù dell'usato la meschina opprime,
      Nè a veglia quindi appo la dama a lungoStarci forse potremo." E ciò dicendo,
      Al saluto venal porgea corteseQualche mercede.
      Inesplorate i neriAvvolgimenti della torre ascendono,
      E lor la trista cella si disserraDi Sigismonda; indi il guardian sen parte.
      Tutto in breve ode la fanciulla. InvasaDa sorpresa e rossor, confusi, incerti
      Detti favella. Il giovin cavalieroE la vecchia fedel con premurose
      Istanze le fan forza. Ah, d'involarsiDall'infame imeneo trattasi, i dubbi
      Stolti, funesta ogni esitanza fora!
      Della nutrice a Sigismonda i veliS'appongono. - L'inferma appo la dama
      Lunga dimora far non può: al suo lettoGià si ritira. In fondo era alla cella
      Adel quando il guardian chiuse, e le donneFuor della torre addusse; ed osservato
      Perciò non venne.
      Poich'è sol, del mantoChe il cingea si discioglie, e il suo guerriero


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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