Figlio all'anime lor schiudere il cieloSpera con opre che al Signor sien grate.
Un dì, secondi egli aspettava i ventiPer la reddìta, ed ecco entra nel porto
Con festive urla un predator; parecchieSbarca gementi vittime, e fra quelle - Oh
sorpresa! oh sciagura! Adel ravvisaUn cavalier troppo a lui noto, è desso,
D'Eloisa lo sposo!
Ai primi amplessi
(Ed oh quanti dolori in quegli amplessiSquarcian d'Adello il nobil cor! qual misto
D'antica gelosia, di riverenzaPer le virtù del sir, di generosa
Compassïon, d'affanno immaginandoLe pene d'Eloisa in udir preda
Ai scellerati masnadier lo sposo!)
Ai primi sfoghi di pietà, succedeL'interrogar sollecito dell'uno
E il racconto dell'altro.
Oh Adel compiuta
È la sventura mia! Tu vedi il figlioDel felice Usignan, già di castella
Sì ricco e d'armi, cui possenti trameDi perfidi congiunti han da sei lune
Rapito ogni dominio. I figli mieiE lor misera madre (ah, poich'al duolo
Il tuo signore e mio, Giorgio soggiacque!)
In salvo a Nizza appo mia suora addussi.
Ivi una notte una masnada irrompeDi Saracini. Io d'Eloisa, e quanti
Dolci pegni m'avanzano, la fugaCombattendo proteggo: oh, almen per loro
M'arrise il ciel! Ma cinto, disarmato,
Carco di ferri io vengo. Anzi il mattinoSalpan le collegate arabe navi:
Quai di Spagna eran, quai del Sardo e qualiDi quest'africo lito; a me la somma
Lontananza toccò!"
Frenava Arnaldo
Con viril forza il pianto: Adel, compresoDa tanta folla d'infelici e cari
Pensieri, il volto si copria e lasciavaAlle lagrime sue libero sfogo.
E anche il mio antico sire è nel sepolcro!
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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