Sì lunghi anni di gloria, e poi nel luttoMorir miseramente! ecco, empia terra,
Il guiderdon che alla virtù largisci! -
Ma no, delle onorate opre la metaNon è il sorrider di mortal fortuna:
Amaro a' giusti è il vivere, e beatoSolo quel dì che al mondo vil ti toglie!"
Così esclamava Adel, sazio de' giorniGlorïosi, ma sterili di gioja
Ch'ei tratto avea, da quando allontanatoErasi da Eloisa. E or par che tutta
Da mal estinte ceneri risorgaLa giovenil sua fiamma: i detti, il volto
D'Arnaldo lo riportano ai remotiTempi del suo delirio. Ei vede i colli
Della Sonna fioriti - il santuarioOve la pia fanciulla iva sovente
A lagrimar sulla materna tomba -
L'inghirlandata barca ove ella, assisaSulle ginocchia di suo padre, al canto
Talor sciogliea la voce; e talor l'innoEra d'Adello; e allor della donzella
Più timido era il canto e più pietoso!
Che pensa, Adel, tua nobil alma? I campiE le rocche d'Arnaldo andrai col brando
A racquistar pe' figli suoi? ma in ceppiEi qui rimansi: squallido, languente
È il suo sembiante: il duol forse e la duraServitù in breve troncheranno il filo
Di quella vita... Libera Eloisa?
Oh pensiero infernal! Ma nella menteAnche de' giusti sfolgora i suoi foschi
Lampi l'inferno - e più son giusti appuntoPerchè talvolta eguali a' rei son quasi,
Ed allor non soccombono, e con arduoSforzo sopra il mortal fango s'innalzano.
D'altri schiavi al riscatto ogni tesoroGià avea consunto Adello: al predatore
D'Arnaldo in cambio, egli offresi. AccettatoVenne il partito, perocch'egro il primo
Schiavo parea, e salute e forza spira
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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