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      Colui che al generoso Imperadore
      Verità generose favellava,
      E i biasimati torti indi con mentePronta e amorevol correggea e sagace;
      Colui, che, senza ambizïon nè orgoglio,
      Spesso invece del sir ponea la destraAl timon dell'impero, e lo volgea
      Del sir con tanta gloria e securanza,
      Che questi, anco in cimento arduo serrandoLe auguste ciglia al sonno, a lui dicea:
      Vigila or tu, che il signor tuo riposa;
      Quell'Ebelin, che, lagrimato il sacroCener del magno Otton, d'Otton novello
      Fu parimente lunghi anni sostegnoDi giustizia nel calle, e guida e sprone;
      Sì che a nessun parea che dilettosoNe' poveri tuguri e nelle sale
      Fervesse crocchio, ove lodato il nomeNon fosse d'Ebelin, - quell'Ebelino
      Morì esecrato, ed era giusto! AmoreE compianto agli oppressi!
      Un dì l'Eterno,
      Come a' giorni di Giobbe, al suo cospettoAvea tutti gli spirti, e a Sàtan disse:
      - Onde vieni?
      E il maligno: - Ho circuitaDell'uom la terra, e non rinvenni un santo.
      Ed il Signore: - O di calunnie padre,
      Non vedestù l'amico mio Ebelino,
      Ch'uomo a lui simil non racchiude il mondoTanta in prosperi dì serba innocenza?
      E l'angiol di menzogna ambe le labbraSi morse, e crollò il capo, e disdegnoso
      Disse: - Ebelin? Dov'è il suo pregio? Ei t'amaPerché di beni è colmo. Il braccio or alza,
      Percuotilo, e vedrai s'ei non t'imprechi.
      Ed il Signor: - Giorni di prova a' rettiForse non io so stabilir? Va; pongo
      Entro a tue mani dispietate or quantoAgli occhi della terra Ebelin porta,
      Fuorchè la vita.
      L'avversario alloraAvventossi precipite dal grembo
      Della nembosa nube, onde i mortali


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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