Pagina (78/149)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Atterria lampeggiando; ed in un puntoFu su roccia dell'alpi. Ivi gigante
      Si soffermò, e da questo lato i campiDella lieta penisola mirando,
      E dall'altro le selve popoloseDe' boreali, l'una all'altra palma
      Battè plaudendo al sovrastante luttoD'entrambo i regni, ed esclamò: - Vittoria!
      La più squisita voluttà del malePensò un momento qual si fosse, e al giusto
      Fermò ignominia cagionar per mano...
      Di chi? - D'amico traditore! Il colpoPiù doloroso e a dementar più adatto
      Chi molto amando irreprensibil visse!
      - Un Giuda voglio! Il dèmone ruggiaGiù dall'alpe scagliandosi e correndo
      Pe' teutonici boschi, e visitandoCon infernal, veloce accorgimento
      Città e castella.
      Iva ei cercando l'uomo,
      In cui scernesse il dolce volto, e i dolciAtti, e l'irrequïeto occhio geloso
      Del venditor di Cristo; e non volgareMente si fosse, ma gentil, ma calda
      Di lodevoli brame, ed inscia quasiDi sè si pervertisse, e vaneggiasse
      D'amor per tutte le virtù, e seguirleTutte paresse, e infedel fosse a tutte.
      Tale, od un vero giusto esser doveaChi affascinasse d'Ebelino il core;
      E Sàtan nol trovava, e con dispregioMaledicea la lealtà nativa
      De' figli del Trïon, popol rapaceNelle battaglie, e in sue pareti onesto.
      Ma quando già il crudel quasi dispera,
      Ecco s'incontra in uomo onde il sembianteTosto il colpisce; e fra sè dice: - "È desso!"
      Ed esulta, e più guata, e vieppiù esulta.
      Quel benedetto dall'orribil genioEra un prode straniero, e fama tace
      Di qual progenie, e nome avea Guelardo.
      Sul suo destrier peregrinava, e ladriOr assaliva, degli oppressi a scampo,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Giuda Cristo Ebelino Sàtan Trïon Guelardo