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      La incoronata, e stabilisce e fremeIn vedere Ebelino; e sovra Ottone
      Lancia quel guardo che dir sembra: - Stolto!
      Sedur ti lasci?
      Tanto, oimč, bastavaA confondere il sire! Eccol a un tratto
      Con pių severa maestā atteggiarsiVerso il captivo, e dir: - Riedi: a me il vero
      Tutto paleserassi; e tu, innocente,
      Gloria n'avrai; prevaricato, morte.
      Torna Ebelino al carcere, e giā scerneChe inevitata č per lui morte. Oh come
      Lenti di nuovo i dė, lente le nottiVolgon per lui! Quel sempre assomigliarsi
      D'una all'altr'ora, e la perpetua veglia,
      Ed il perpetuo tenebrore - e i cibiImmondi e scarsi - e l'aspreggiante voce
      Di questo o quello sgherro - e il frequent'urloD'altri prigioni disperati, in cupe
      Vicine volte seppelliti - e il suonoDe' ceppi loro, e quel de' propri - e il canto
      Osceno del ladron che, bestemmiando,
      La forca aspetta - e i gemiti dell'egroForse non reo che sulla paglia spira -
      E il sollecito passo delle guardieChe dicono: "Č spirato!" - e questo detto
      Che l'echeggiante corridoio in guisaRipete orrenda - e il pianto d'un amico
      Che, udendo il nome dell'estinto, gridaDal fondo d'un covile: "Ahi! gli sorvivo!" -
      E per dispregio di quel pianto il ghignoOd il sibilo infame di coloro
      Che trascinano il morto - e, con siffattaSerie d'inenarrabili vicende
      Di castel, che i perenni affiguravaDell'abisso tormenti, il ricordarsi
      De' dė sereni che svanėr, de' plausi,
      Delle liete speranze, e, pių di tutto,
      De' dolci affetti - ah! quella č tale immensaCongerie di dolori e di spaventi,
      Che dissennar minaccia ogni pių forte


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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