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      Con fermo passo ascese, e parlar volle;
      Ma sue parole non s'udir, sì orrendiVituperi sonavano. Ed allora
      Accennò egli medesimo al percussore,
      E siede sullo scanno, e tosto il colloMise sul ceppo - e la mannaia cadde!
      L'angiol della calunnia, abbenchè indurreNon avesse potuto alla bestemmia
      Il retto cavaliere, e or si rodesseInvido i pugni, l'alta anima a Dio
      Salir veggendo - audacemente "Ho vinto!"
      Volea sclamar. Ma pria che la menzognaIntera uscisse dell'infame petto,
      Piovver dal cielo i fulmini, e il bugiardoSpirto ravvolser negli eterni abissi.
      Ov'è il Giuda novel? - Perchè perdutoDelle guance ha il vermiglio, e la baldanza
      Della voce e del guardo? - E perchè al risoChe da Tëofania volto gli è spesso
      Non ride, e gli occhi abbassa, o spaventatoMira a destra e sinistra? - E perchè a sera,
      Se in luoghi oscuri passa, affretta il piedeA illuminata parte, e ansante giunge
      Quasi inseguito fosse? - E perchè cercaTalor per via i mendici, e su lor versa
      A piene mani l'oro, e di lor preciL'aiuto invoca, e inefficaci poscia
      Di quei le preci ei furibondo chiama? -
      E perchè ne' festini alcune volteCionca e sghignazza, e intrepido si vanta
      Contro a tutte paure, e quando a lettoVa nell'ebbrezza, trema ed urla, e al fido
      Servo chiede il cilicio e se lo cinge?
      Pentimento ei bramava, e scellerataL'alma era fredda, e a pentimento chiusa.
      Un dì, colui con altri sommi duciPassò a fianco d'Otton sovra la piazza,
      Ove ancor d'Ebelino ad alto paloVedeasi infisso il teschio. Il traditore
      Volea finger letizia, e le pupille


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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