Pagina (106/149)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Giorni Camillo; indi alla sposa: - O amica,
      A tanto, no, non posso umilïarmi;
      Ma non perciò mi ristarò da spemeDi pacificamento. Un messaggero
      Mai non mandai direttamente ancoraCon parole d'onore all'orgoglioso.
      Forse gli estranei intercessori sdegna,
      Ma vedendo a sè innanzi un mio scudiero,
      E amici detti per mia parte udendo,
      Commoverassi, e non vorrà esser menoGeneroso di me. -
      Compie Camillo
      La divisata prova. Indi attendeaIl ritorno del messo, e d'una sala
      Passava in altra irrequïeto, e indugioSoverchio gli sembrava.
      - Il furibondoSdegnasse dare all'invïato ascolto?
      O frodoloso intento, o vil lusingaD'animo impaurito ei sospettasse,
      E rispondesse coll'atroce insultoDi vïolar con carcere o con morte
      La sacra testa dell'araldo mio?
      Fellon! Guai se ciò fosse! A molta sceseMansuëtudin questo cor; ma un cenno,
      E rïascender lo vedresti ad odioMaggior del tuo, più spaventoso, eterno!
      Che dico? Bassa villania in quell'almaInebbrïata da gigante orgoglio
      Non può capir. Abbietto spirto io sonoChe immaginar sì turpe fatto ardisco.
      Intenerito si sarà; lung'oraColmerà di dolcissime domande
      E d'onoranza il mio scudier; seguirloQui vorrà forse, o rattenuto or fia
      Da momentanee cure. A mezzo soloEsser seppi magnanimo. Io medesmo,
      Come la donna mia mi consigliavaIo, non un messo, a lui mover dovea.
      Oh! alla mia vista uopo ad Irnando certoStato non foran più parole; in braccio
      Gettato a me sariasi, e senza vaneSpiegazïoni, e dolorose, entrambo
      Rïappellati ci saremmo amici.
      Così tra sè il bramoso. Ed evitava,
      Per nasconderle il suo perturbamento,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Camillo Camillo Irnando