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      Dall'anima d'Elina un "sì!" prorompe,
      E si stringono al seno.
      Irnando balzaRapito a quella vista, a quegli accenti,
      E vorrìa discolparsi; ad Ildegarde
      Vorrìa provar nessuna esso aver colpaNell'odio sorto fra Camillo e lui.
      Strano mortal! mentr'ei d'inenarratiSpregi e d'ingratitudine a Camillo
      Accusa vibra, il corruccioso lagnoCon cui ne parla, non par quel dell'odio,
      Ma d'un amor geloso. Ei non perdonaAll'uom ch'ei tanto amava, essersi fatto
      Un idol d'altra gente! aver potutoPer nemici obblïar sì sviscerato
      Fratel, qual gli era dall'infanzia Irnando.
      Ciò non isfugge all'ospite avveduta,
      E con lenta eloquenza insinüante,
      Che più e più le udenti anime scuote,
      Pinge in Camillo a que' trascorsi tempiUn fautor generoso (errante forse,
      Ma generoso) d'abbagliante insegna,
      E che a virtù immolar tutto credea,
      Fin le dolcezze d'amistà più care.
      E come pur tal amistà in Camillo
      Vivesse, ella soggiugne, e come i giorniSospirass'egli della pace, in cui,
      Placato Irnando, il rïamasse ancora.
      Dice inoltre com'ei, reduce all'ondeDel Pellice natìo, concilïarsi
      Con Irnando agognava, e si valeaD'intercessori invan; come ad Irnando
      Mandò il proprio scudiero, e fu respinto.
      Dice gli sguardi mesti e affascinatiDi Camillo al castel del primo amico,
      E a quell'arbore e a questa, e a quel valloneEd a quel poggio, e del torrente ai flutti
      Ove insieme natavano, ed ai ghiacciOve lungh'ore sdrucciolon vibravansi,
      Ridendo e punzecchiandosi e luttando,
      E sui ghiacci cadendo, e (bozzolutaIndi spesso la fronte o insanguinata)
      Tornando a casa lieti e tracotanti.


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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