Il lor salutoSuona per l'aer, ben son lor voci queste.
Eccoli; balzan dall'arcione. Oh amplessi!
Oh istante indescrittibile! E il consorte,
Poichè ciascuna ha stretto al seno, e assaiL'ha coperto di lagrime e di baci,
Ciascuna dell'amica infra le bracciaGittasi giubilando.
- Il dolor mioAspra mi fea: perdonami Ildegarde.
E Ildegarde alla suora il detto tronca,
Ponendo bocca sovra bocca, ed ambePur di lagrime bagnansi. I fanciulli
Preso frattanto ha fra le braccia Irnando,
E accarezzato li accarezza, e godePorgendoli a Camillo, e di Camillo
La nova tenerezza rimirando.
Mentre ascendono il colle, evvi un bisbiglio,
Un esclamar, un alternarsi accentiDi cortesia e d'amore, un romper folle
In pianto e in riso, un mescolar dimandeE risposte e racconti, e i cominciati
Detti obblïar per detti altri frapporre,
Che niun di lor cosa veruna intende.
Nel castello d'Irnando entrano. E assisiNella gran sala - e da donzelle e fanti
Portate l'ampie coppe - e zampillatoFuor de' fiaschi ospitali il ribollente
Dal roseo spumeggiar bel nibbïolo -
E del giocondo brindisi i sonantiTocchi osservati - e roborato il core -
Allor le maschie voci alzano a garaI baroni, e ripigliano il racconto
In più seguìta, intelligibil foggia:
- Oh qual buon genio t'ispirò, Ildegarde,
Te in così tempestiva ora spingendoA rannodar fra Irnando e me l'amato
Vincol che stoltamente io franto avea! -
Così Camillo, e l'interrompe l'altro:
Io lo stolto! Io il feroce! -
E quei la manoSovra il labbro gli pon rïassumendo:
- Oh qual buon genio t'ispirò, Ildegarde!
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Ildegarde Ildegarde Irnando Camillo Camillo Irnando Ildegarde Irnando Camillo Ildegarde
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