Di fedeltà rinnovano; a gagliardaSortita le süado, ed infinito
Macel lung'ora de' nemici è fatto.
Qui il narrar di Camillo Irnando tronca:
- Ah! s'impeto cotanto, e se cotantaProdezza ad ammirar non m'astringevi,
Me gli assaliti sconfiggeano! In fugaEran molti de' miei, già in fuga io stesso
Omai volgeami disperato: i colpiTuoi scomposer l'esercito inimico,
E di salvezza io debitor t'andai! -
S'avvicendan la lode i cavalieri,
L'uno dell'altro memorando i fatti.
Alfine Elina sclama: - Ad Ildegarde
Spettan tutte le lodi! Innanzi a leiProstratevi, e la sua destra baciate. -
E i cavalieri prostratisi, e la destraBaciano d'Ildegarde, e penitenza
Le chieggon del furente odio passato;
Ed ella in penitenza un'annua festaIntima in questo e in quel castel, che festa
Dell'amistà si chiami, e dove uficioDe' vati sia cantar quanti sospetti
Calunnïosi partorisce l'ira,
E quanto l'ira accrescano le ambagiDe' falsi intercessori, e quanto egregia
Sappia interceditrice esser la donna.
- E da me, per mia ingiusta ira, qual vuoiPenitenza? soggiugne in umil atto
Palma a palma accostando, ed il ginocchioPiegando Elina. -
Ed Ildegarde: - Il primoFiglio, o diletta, che ti nasca, il nome
Porti del mio Camillo; e mi sia dato,
Se figli avrò, chiamarli Irnando o Elina.
AROLDO E CLARA
CANTICA.
Questa cantica nacque in giorni di somma sventura, ne' quali io, sentendomi troppo inclinato a sentimenti di sdegno, procacciava di vincerli col ragionare fra me stesso sulla bellezza della mansuetudine. Era in me indelebile un consiglio del buon Alessandro Volta, il quale un dì m'aveva detto queste parole, distogliendomi dallo scrivere satire: - "La poesia arrabbiata non migliora nessuno; e se v'avviene di sentirvi iracondo e propenso a spargere la bile in versi, paventate di diventar maligno.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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