Non trova, ed ahi! la prima volta è questaChe inobbedito di suo padre è il cenno.
- Più de' pensier miei tristi or malaugurioM'è il tuo silenzio, ei dice.
E lo spaventoIn lei crescendo, e a' rai primi del sole
Splender veggendo le volanti frecce,
Improvviso s'arresta. - Oh genitore!
Non c'inoltriam: non odi tu le stridaDegli assassini?
- Il figlio, il figlio mioForse a morte strascinano: affrettiamci.
- Deh, padre, ferma! a' piedi tuoi ten prego.
Io stessa innanzi andronne, e se Ioffrido
In vita è ancor, di novo al fianco tuoTosto mi rendo, ma te... O ciel! raddurre
Te vivo a casa allor io posso almeno!
- Sciagurata, che parli? Orrende coseForse tu vedi e a me non dici. Ovvero
Fra quelle voci che il mio antico orecchioNon distinte percuotono, tu scerni
Voci di morte e del fratello il nome.
Che vedi tu? Che al giovenil tuo orecchioPorta il tumultüoso aere d'atroce?
- Nulla, o buon padre. Ma t'arresta; pensaChe se tu, giunto appo i nemici, udissi
L'orribil caso... tu m'intendi... alloraOrfana forse rimarrei nel campo.
- Me perder temi, e non t'avvedi, insana,
Che scellerata è tua pietà? Egli muore,
E tu qui mi rattieni? Il varco sgombra,
Tel comando, obbedisci.
All'inusataIra paterna impaurissi Clara;
S'alzò. Con passi rapidi il camminoMisura il cieco, e strascinata quasi
La giovinetta il segue. Erasi spersaLa turba intanto che cingea i duo pini,
E presso a questi il padre e la sorellaArrivan di Ioffrido. Ella più volte
Erse il ciglio tremando, e insanguinateScorse due salme, e incontanente a terra
Ritrasse il guardo.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Ioffrido Clara Ioffrido
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