Chi mi consiglia? Ah tu; gran Dio, tu solo!
Disse, e prona curvossi, e lungamenteCon ambascia pregò. Temea d'orgoglio
Esser tentata; innanzi a Dio temeaCalunnïar la santa alma del padre.
Ma nella mente repentino un raggioDi fidanza pienissima le splende,
E ratta sorge e dice: - Ah sì, fratello!
Questo è il momento in che del ciel la portaA tue brame si schiude: io di tua gioia
Sento il reflesso, e quella gioia è Dio!
Un servo entrava: - Damigella, o carcoD'inaudite peccata, o fuor di senno
È lo stranier. Che far dobbiam? D'Iddio
Parla tra sè com'uom cui prema occultoDi vendette terribili spavento,
E di qui vuol fuggir.
- Tosto bardataPer lui sia mia cavalla.
Il servo parteMaravigliato, ed obbedisce. Intanto
Antico armadio la fanciulla schiude,
Ed indi tratto un de' paterni manti,
Al leve suo tesor poscia s'affrettaD'auree monete, e in una borsa il pone.
Così ver l'agitato ospite mosse,
E que' doni offerendogli - D'Aroldo
Questa, gli disse, è la vendetta, o sire.
Fremea la generosa in lui mirandoL'uccisor di Ioffrido e il formidato
Di Saluzzo oppressor, ma pïamenteFrenò il ribrezzo, e dal balcon la corte
Del castello accennando, a lui soggiunse:
- Ecco a' tuoi cenni un corridor: se lenaTi basti, fuggi, e t'accompagni il cielo!
Clara sparve, ciò detto. E l'infeliceTiranno - Angiol! gridò. - Poi diè dal core
Uno scroscio di pianto. Ed allor forsePentimento verace a lui fu strazio,
Le proprie atroci colpe rammentando,
E rammentando il giovine Ioffrido,
E quel misero cieco che appoggiatoAd un alber credeasi, e gli grondava
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Dio Dio Dio Iddio Aroldo Ioffrido Saluzzo Ioffrido
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