Che intorno guata, e de' perigli è schiva.
Chi nella fievol, timida animettaOpra mutazïone inaspettata,
Quand'è fra il coro delle madri eletta?
Di progenie d'Adamo al ciel chiamata,
Grave è il sen della dianzi paventosa,
E il pondo regge da dolor cruciata.
Ed il porta con forza generosa!
E dopo un figlio compro a tanto prezzoD'orrende angosce, altri portar pur osa!
Oh di strazii mirabile disprezzoIn creatura sì gentil, che solo
Parea nata de' fiori al molle olezzo,
Onde bëasse a lei d'intorno il suoloE le dolci aure col suo bel sorriso,
E morisse alla prima ombra di duolo
Per destarsi felice in Paradiso!
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* *
Vedi la donna col suo piccol nato,
Che suggendole il seno a lei sorrideSebben abbiale tanto egli costato,
La madre da lui mai non si divide.
Insazïata il guarda, insazïato
È il provveder ch'ei non s'affanni e gride:
Animo lieto o da timore oppressoNella veglia o nel sonno ha ognor per esso.
Lo sposo benchè a lei caro cotanto,
È più caro perch'ei pur ride al figlio;
Sovente, favellando a lei d'accanto,
S'avvede ch'ella e core e mente e ciglioTien sovra il pargol con sì forte incanto,
Che non ha udito il marital consiglio:
Allora ei tace e mira, e con dolcezzaIl lattante e la madre egli accarezza.
Oh tristo il giorno, oh trista l'ora, quandoGiace nella sua cuna egro il bambino,
E la giovine madre sospirandoAd ogn'istante riede a lui vicino,
E invan teneri detti prodigandoTien sulle amate labbra il petto chino,
Ma l'offerta mammella ei bacia appena,
E non la sugge, ed a vagir si sfrena!
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Adamo Paradiso
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