Che i vestigi di lui tremando guata,
E occultamente prega, e s'addolora.
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* *
Negli anni primieriDel forte maschietto,
V'è mente selvaggia,
V'è indocile affetto;
Par ch'indi s'annunciFutur masnadier.
La picciola belvaSe alcun la minaccia,
Vieppiù baldanzosaInnalza la faccia;
Di colpi, di rischiNon prende pensier.
Qual è quello sguardo,
Qual è quella voceChe frena l'audacia
Del picciol feroce,
Incanto sì dolceLa donna sol ha.
Ed ella ripete,
Ripete l'incanto,
Frammesce sorriso,
Disdegno, compianto,
E amore gl'infonde,
Gl'infonde pietà.
Non bada la saggiaSe petti inumani
Diran che a domarloSuoi studi son vani;
In cor d'una madreSperanza non muor.
E quei che pareaFutur masnadiero,
S'infiamma del bello,
S'infiamma del vero,
Divien della patriaGentile decor.
. . . . . . . .
LE PASSIONI.
Gustate et videte quoniam suavis est Dominus.
(PS. 39, 9.)
Dov'è mia gioventù? Dove i bëatiAnni d'amor, del Rodano appo l'onde?
Dove il ritorno a' miei dolci penati,
E mia stanza alle Insùbri aure gioconde?
Dove in Milano i glorïosi vatiChe mi cingean dell'apollinea fronde?
Dove mia gloria alle applaudite scene?
E poi dove il decennio infra catene?
Io di carcere usciva egro, e piangendoIl mio buon Federico e gli altri cari,
Cui dato ancor da quel recinto orrendoRieder non era ai desïati lari:
Poscia esultava, Italia rivedendo,
Ed alfin temperando i giorni amariFra gli amplessi de' mei sacri canuti,
Per me sì lungamente in duol vissuti.
E omai da un lustro tutto ciò trascorse!
E nuovi plausi a me la patria diede,
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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Dominus Rodano Insùbri Milano Federico Italia
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