E sino a te l'amor non sollevai!
Tante cose sfumarono al mio sguardo,
E tutto giorno sfumar altre io miro!
Valga d'esperïenza il raggio tardo,
In che sforzatamente oggi m'aggiro,
Ad oprar alfin sė che pių gagliardoA tua bellezza s'erga il mio desiro,
E nulla tanto da' mortali io brami,
Quanto ch'ognun tuoi pregi scorga ed ami!
La legge tua non č d'irto rigore,
Sol le idolatre passïoni abborri:
Lunge che a te dispaccia amante cuore,
Ad un cuor fatto gel pių non accorri.
Tu vuoi che a' miei fratelli io con ardoreCosė soccorra, come a me soccorri:
Tu vuoi che in forte guisa il bello io senta,
Tu vuoi che al giusto il plauso mio consenta.
Tu doni a' figli tuoi mente e parola,
Non perchč il dono tuo venga sepolto;
Tu non imprechi investigante scuolaSu non vietato ver fra l'ombre avvolto:
In odio a te l'indagin empia č solaChe contra il cenno tuo l'ardire ha volto:
Tu gl'ignari del mal chiami felici,
Ma il veggente non reo pur benedici.
Tu che sei tutto amor, la sacra stampaDella natura tua nell'uomo imprimi:
Gagliardo sprone e inestinguibil lampaTu sei di tutti aneliti sublimi.
Tu godi quindi se il mio spirto avvampaPer que' tuoi fidi che in virtų son primi:
Tu godi se fra lor taluni eleggo,
E nel lor santo oprar meglio ti veggo.
A me tu dato hai queste fiamme ardenti,
Con cui desėo de' petti amici il bene,
E con cui studïando i tuoi portentiTraggo esultanza, e di capirti ho spene:
Cosė caldo sentir pių non diventiEsca giammai di vanitā terrene:
Mie passïoni in guisa tal governa,
Che lode sično a tua saggezza eterna.
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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
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