Rosee le guance e lieti i rai fu visto.
Oh d'amorose labbra la parolaQuanto a' cuori avviliti, e pių a' bambini,
Addolcisce le doglie e li consola!
D'entrambo i sessi i pargoli tapiniIvi sottratti vanno a rio squallore,
Ed a costumi stolidi e ferini.
Che invan vorria la madre o il genitoreOcchio assiduo tener sui cari pegni,
Qua e lā faticando per lungh'ore.
Abbandonati a sč, crescere indegniVeggionsi quindi d'assai plebe i figli,
Egre le membra ed egri pių gl'ingegni.
Per cadute e per cento altri perigliVedi qual di storpiati e di languenti
Esce turba da' poveri covigli!
Quanti avrian le persone alte e ridentiCh'essi strascinan luride e contorte,
Perchč guaste d'infanzia agli elementi!
Oh benedetti voi che sulla sorteDella schiatta plebea v'intenerite,
E pensate a scemarle e vizi e morte!
In voi sė belle le grandezze aviteNon son, quant'č il magnanimo disėo,
Onde a tanti innocenti asilo aprite.
Memori siete di quell'Uomo-Iddio
Che, cinto da drappel di bambinelli,
Li confortava col suo sguardo pio,
Ed imponea d'assomigliare a quelli.
E voi benedette,
Donzelle pietose,
Che al Dio de' bambiniFacendovi spose,
Di madri assumeteLe pene e l'amor.
Per voi dalla terraPiacer non alligna:
Fors'anco talunoVi guarda e sogghigna,
Vi chiama delireDa stolto fervor.
Ma voi non curantiDi plauso o di scherno,
I poveri amandoAmate l'Eterno,
Ai bimbi servendoServite a Gesų.
Il mondo che ignoraDel core i misteri,
Non sa che pių dolceDi tutti i piaceri
Č l'umil conflittoD'arcana virtų.
La vergine sacraAl Dio degl'infanti
Sublima sue pene
| |
Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi 1840
pagine 149 |
|
|
Uomo-Iddio Dio Eterno Gesų Dio
|