Non era passato un sol giorno, durante tutto questo tempo, senza che Pilato venisse a passeggiare solo e per molto tempo in questa abitazione splendida, ma silenziosa e fredda. Alla fine questo lungo desiderio era per essere soddisfatto, questa sete inestinguibile per essere calmata.
Quando il suo liberto spagnuolo venne ad annunziargli che sua moglie toccava le mura di Gerusalemme, Pilato era terribilmente occupato. Egli aveva ascoltato il rapporto che gli faceva il centurione Cneus Priscus - fratello di quel Cesonius Priscus che era l'intendente delle voluttà di Tiberio - sopra l'arresto dei cospiratori della notte precedente, ed aveva incominciato ad interrogarli. Pilato interruppe sul momento questo interrogatorio, saltò sopra un cavallo che gli si teneva pronto nella corte, e si slanciò di galoppo, seguito da quegli otto schiavi nubiani, la cui faccia, le armi, ed i cavalli erano color della notte, e la cui fronte era cinta da una ciarpa rossa color dell'aurora, che componevano la sua unica guardia, e quasi i soli muti compagni che avesse.
Pilato raggiunse il corteggio alla porta dei Pesci.
La sua faccia bruna sembrava di scarlatto.
Saltò a terra per stringere la moglie fra le sue braccia.
Claudia, che parlava in quel momento con Flaccus, continuò la conversazione; poi si volse, e senza neppur alzare la ricca, di cui s'era coperto il viso lungo il viaggio per tema di abbronzire la pelle, presentò il fronte a suo marito. Pilato divenne pallido come una notte di luna piena, rimontò a cavallo dopo aver salutato il governatore della Siria, e si riprese il viaggio.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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