Gerusalemme sembrava un sepolcro. Non un uomo nelle vie, non un viso alle finestre, non un soffio umano nell'aria, eccetto il rumore che facevano gli uomini del corteggio che sfilando spaventavano le lucertole, i sorci ed i serpenti che si deliziavano al sole. Si sarebbe udito il ronzio degli insetti, e il gemitìo dei palombi del Tempio.
- È una città questa, o un cimitero? È la capitale della Giudea, o il Mar Morto, questa vostra Gerusalemme? domanda Claudia a Gionata.
- No, Claudia, rispose Pilato, che voleva attirare la sua attenzione, è il Sabato. Il Sabato che preme questo popolo come un mare di bitume.
- È l'animale che digerisce? domandò Pomponius.
- È forse la tigre che è alle scolte e striscia, rispose Pilato.
- Bah! esclamò il governatore di Siria.
- Vedrete domani, aggiunse il procuratore della Giudea.
Ed aveva ragione.
Lo si vedrà domani, e poi ancora, e poi ancora «fino al giorno fatale in cui l'aquila piomberà sul serpente» come hanno profetizzato i nostri veggenti. Pomponius Flaccus si alloggiò in quella parte del palazzo detta di Cesare, Claudia, in quella detta di Mariamna. Pilato ritornò la sera nel suo nido solitario della torre Mariamna.
III.
Ritorniamo ora sui nostri passi.
Un traditore s'era intromesso in mezzo a noi.
I nostri sospetti si fermarono per qualche tempo sopra Jesus Bar Abbas. Ma la condotta susseguente di questo cinico parassita ci provò che, se aveva tutti i vizii, aveva almeno la virtù del silenzio. Il fatto è, che Pilato fino dalla vigilia conosceva, se non lo scopo, almeno il sito della riunione dei nostri confratelli, nella casa della vallata di Josafat.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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