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      Egli sapeva forse qualche cosa di pił ancora, poichč s'astenne di andare incontro a sua moglie, facendole rimettere una lettera dove si scusava e le annunziava: che, tenendo in mano le fila di una grande cospirazione, la quale metteva in pericolo il governo Romano, egli non poteva allontanarsi dalla cittą.
      La casa della vallata era un gran cubo a due piani, diviso in due stanze e preceduto da un piccolo giardino dinanzi la porta. Due finestre sul davanti, due sul di dietro, casa stillante l'umiditą nell'inverno, infetta l'estate da scorpioni, lucertole, serpenti e topi, disabitata da un quarto di secolo forse, poichč il suo proprietario se ne stava a Cipro.
      Fino dalla vigilia, una trentina di soldati dei pił agguerriti, sotto il comando di quel demonio di centurione chiamato Cneus Priscus, erano usciti verso notte dalla porta del giardino del palazzo di Erode, per non passare per le porte della cittą, e scorrendo vicino le mura erano andati a prender possesso di quella casa. Avevano passato colą la loro giornata in una mezza oscuritą. Eccettuato alcuni caprai che avevano condotto le loro bestie per leccare quel po' d'acqua fetida che viene dalla valle di Hinnom, niun'anima viva si era avvicinata a quel sito. Ma, dal momento in cui il sole principiņ a declinare dietro il Moriah, quei soldati avevano osservato verso il monte degli Olivi e lo Scopas, dei piccoli gruppi d'uomini che venivano dalla parte di Goreb, da Bezetha, dal Mizpeh, dall'Akra, gli uni discendendo il fianco della collina, gli altri uscendo dalle porte, e che, stretti alle mura, si avanzavano a passi lenti e misteriosi verso la casa.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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