La guarnigione della cittadella Antonia era restata in piedi tutta notte. Tutto insomma indicava che Pilato seguiva le fila dei nostri progetti, e vegliava.
Io m'era nondimeno arrischiato ad andare a vedere alcuni dei nostri capi che abitavano la città. Non ne trovai nessuno. Del sagan e di Bar Abbas non sapevo che farmi. Justus venne a raggiungermi da Maria, come di solito, ma tremava e non sapeva nulla. Io aspettava il giorno con ansia febbrile per andare a vedere quelli di Galilea, Perea ed Idumea, che erano accampati sotto le tende o le capanne di rami sulle colline da cui Gerusalemme è coronata.
All'alba ero in piedi. Uscii dalla mia casa del quartiere7 d'Ophel e mi avvicinai alla porta della Torre delle donne, che conduce al sobborgo di Bezetha-Gareb, aspettando che il guardiano aprisse.
Avevo meditato tutta la notte sopra la posizione della congiura dopo la sua scoperta e l'arresto dei ventidue capi, ed avevo deciso che, in qualunque evento, bisognava spingere le cose fino all'estremo.
Sapevo fino dal principio che tutto questo non avrebbe fatto progredire d'un pollice ciò che si chiamava la liberazione nazionale, e non me ne davo alcuna pena. Il mio progetto era di compromettere la gente del Tempio, di soddisfarla per attaccarmela, e metterla male sempre più con Pilato. Il sagan che non capiva niente, che non pensava niente, si lasciava condurre, purchè lo si credesse l'anima di tutto il movimento, e che fosse lui quegli che concepiva, che comandava, il padrone, il cuore ed il cervello del popolo ebreo.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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