Anche con me egli recitava qualche volta questa parte. Una volta compita la rottura fra il palazzo d'Erode ed il Tempio, tutto sarebbe andato per bene. Che importavano allora l'insuccesso, le vittime, l'indietreggiare d'un giorno, l'aggiornamento di alcuni mesi, il sangue degli uni o il trionfo degli altri? Io intendevo dunque di andare a spingere avanti le genti di Samaria e di Galilea che sono le più intraprendenti, ed attendevo l'apertura delle porte. Udivo dall'altra parte un rumore più forte che all'ordinario. Vedevo sul fianco della collina un movimento insolito, un mormorio lontano, continuo, che veniva da differenti punti della città e dai suoi contorni, colpiva le mie orecchie. Bar Abbas mi vide e mi venne dappresso.
Egli toccava di già ad un sufficiente grado di ubbriachezza.
- Giuda, mi diss'egli, sai dunque...
- Tutto.
- Ed ora che gli altri sono presi, che dobbiamo fare?
- Andare sempre avanti. T'arresti forse tu, se in un campo di battaglia un camerata ti cade vicino?
- È ciò ch'io mi diceva. Allora ho fatto bene...
- Che cosa hai fatto?
- Perdinci! Ho consigliato d'agire, come se nulla fosse accaduto.
- A meraviglia. Ora bisogna scuotere gl'indolenti, e rinfrancare i dubbiosi.
- Io me ne vado dalla parte del mercato e alla piazza della Legna, e li farò marciare come dei vecchi legionari. Addio; verrò a pranzo da te, perchè ieri, per onorare il Signore, non ho messo nulla nella mia bisaccia.
Le porte si aprivano. Un fiotto di popolo si precipitava nella città. In pari tempo un formicaio d'uomini si svegliava e si animava in quell'alveare di case, che dalla valle dei Cacciai fino alla cima s'addossa al Moriah e al Sion.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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