- Sì. Andate.
La deputazione salutò e partì.
La folla rumoreggiava di già al racconto fantastico che Bar Abbas le tratteggiava dell'accoglimento ricevuto. Quando gli altri commissarii vennero ad annunziargli che la volontà di Pilato era incrollabile, che i lavori dell'acquedotto non sarebbero sospesi, la tassa del Tempio non rispettata, un grido immenso partendo dalla piazza del Pretorio, circolò di strada in strada, di fila in fila, da Sion al Moriah, dall'Akra al monte degli Ulivi, risuonò nell'aria, avviluppò la città tutta.
Claudia ne fu spaventata.
Flaccus si risvegliò.
Pilato sorrise. Egli l'aveva di già castigato, questo popolo, allorchè non voleva che girassero per le vie della città le insegne con l'effige di Cesare, la legge ebrea proibendo le immagini come idolatre. Senza dunque commuoversi, fece chiamare Decius Crispus, comandante di tutte le forze romane che occupavano Gerusalemme, e gli disse:
- Prendi le due coorti che stanno nella corte del centro, e, l'arma nel fodero e la frusta alla mano, disperdimi quella marmaglia. Non fate sangue; ma batteteli bene e forte.
Decius Crispus, che Pilato sceglieva perchè lo conosceva per umano e dolce, lo salutò e cinque minuti dopo uscì dal palazzo.
La folla non s'era mossa, gridando sempre: Abbasso l'acquedotto! non toccate l'offerta! Crispus le rivolse alcune parole concilianti, consigliandola di cessare dal rumore e di rientrare nelle sue case. Fu insultato. Allora diede ordine ai suoi di respingerla.
Ai primi colpi di frusta le grida raddoppiarono.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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