Ma quelli che sentivano cincischiarsi la faccia indietreggiarono e spinsero indietro gli altri. Allora principiò la ritirata. Qualche pugno ricevuto dai soldati accrebbe la loro collera e la forza delle loro braccia. Ma accadde per disgrazia che uno dei soldati insanguinò di un colpo di frusta la faccia di Bar Abbas. Il dolore gli strappò un grido terribile. Nello stesso momento cacciò fuori di sotto il pastrano un coltello, e lo immerse nel ventre al soldato. Il Romano cadde gridando: ci assassinano!
Questo fu il segnale.
I soldati che non avevano fatto uso fino a quel momento che delle verghe, sguainarono le daghe e principiarono a ferire. Gli Ebrei erano disarmati: la carnificina non incontrò ostacolo. I soldati di Pilato si aprirono una strada di sangue attraverso quella moltitudine di vecchi e di giovani che erano venuti lì più per supplicare che per rivoltarsi. Essi li abbattevano a dritta e a sinistra come le spighe sotto le mani dei mietitori. Quelli che fuggivano rovesciavano i più deboli e li schiacciavano. Guai a coloro che cadevano: non si rialzavano più. Le botteghe, le porte delle case si aprivano per dare asilo a quei disgraziati; ma il sangue dava la vertigine ai soldati. Il tempio stesso non fu rispettato: la corte dei preti come quella dei pagani, il lishcath ha-Gazith, come il mercato sacro, i chiostri e le camere sante, tutto fu contaminato dal sangue, e coperto di cadaveri. Tremila vittime perirono, fra cui due soli soldati romani!
All'indomani le valli dell'Hinnom, di Josafat e il Cedron erano coperte di cadaveri, per la maggior parte Galilei, sudditi del tetrarca Antipas Erode.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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