Claudia, durante tutto il primo momento di quella protesta, si era tenuta sul terrazzo ad ammirare lo splendido panorama che la circondava. Ella contemplava il Tempio, il cui frontone, coperto di lamine d'oro luccicanti al sole, l'abbagliava; la valle che sempre scendendo finisce a Betlemme, a Gerico, al Giordano, al deserto, al mar Morto, vasto spazio d'azzurro e d'oro, che chiudeva una parte dell'orizzonte come uno zaffiro termina il rostro di una corona. Essa ammirava i giardini di Silohè, i gruppi argentati degli alberi del monte degli Olivi, gli splendidi giardini del suo palazzo, la catena delle montagne della Giudea e di Beniamino, le quali si riattaccano con un altipiano ai due speroni di Sion e di Akra; e molto lontano, al di là del Giordano e del deserto, le montagne di Moab, che rassomigliavano ad una nuvola violetta pagliettata di oro.
Quando si fece udire il terribile ruggito del macello, Claudia portò i suoi occhi dal cielo alla terra, e seguì, senza impallidire e senza dare indietro, il solco della daga romana a traverso i figli di David. Poi, quando il sole cominciò a darle noia, temendo per la tinta della sua pelle, rientrò lentamente mormorando a Cypros, la schiava gallica che aveva la cura della sua testa:
- Arrivo a tempo!
Flaccus seppe nel suo bagno la notizia della carnificina, mentre i suoi schiavi gli grattavano la pelle con una pietra pomice di Lesbo, dolce come i labbri d'una fanciulla.
- Bah! disse egli, quei birbi se la caveranno coll'aguzzare di nuovo le loro spade domani.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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