Si poteva, secondo le nostre costumanze, pronunciare la sentenza nella sala di udienza, ma la si doveva pubblicare all'aria aperta innanzi al pubblico che voleva udirla.
Quando Pilato venne a sedersi al suo posto, i prigionieri, legati in due catene di undici ognuna, lo aspettavano in due file, una a diritta, l'altra a sinistra. Le guardie del Pretorio si stendevano in cerchio intorno ad essi, ma popolo non c'era. La corte era vuota. Malgrado ciò, Pilato passò oltre. Egli domandò ai condannati:
- Avete nulla da aggiungere in vostra difesa?
Nessuno rispose. Alcuni sorrisero sdegnosamente e con ironia.
- Leggi la sentenza, disse Pilato al suo scriba.
Questo personaggio lesse la sentenza in latino. Un interprete la tradusse nella nostra lingua. In sostanza essa decretava così: i ventidue prigionieri incatenati saranno esposti domani nell'anfiteatro alla vista del popolo che non li ha veduti oggi, avanti che principiasse lo spettacolo, e saranno frustati con dieci colpi di verga ciascuno. Dieci di questi delinquenti (di cui la sentenza dava i nomi) saranno crocifissi nella sera stessa. Sei altri (di cui parimente erano scritti i nomi) saranno dati in preda alle bestie feroci nel secondo giorno. I sei ultimi infine, i più vigorosi ed i più giovani, combatteranno il terzo giorno le bestie, armati soltanto di spada corta. Quando la sentenza fu letta, Pilato domandò di nuovo, rivolgendosi al popolo che non c'era in realtà:
- V'è qualcuno che abbia osservazioni a presentare?
Naturalmente nessuno rispose.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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